Il tasso di rimbalzo modificato, o come viene chiamato in gergo “Adjusted Bounce Rate” consente di bypassare alcuni limiti del tasso di rimbalzo “classico” fornendo un’interpretazione più precisa del coinvolgimento degli utenti.
In questo articolo vediamo:
- cos’è il Bounce Rate e i problemi che possono sorgere nell’interpretazione della frequenza di rimbalzo;
- 4 buoni motivi per passare all’ABR, la frequenza di rimbalzo modificata;
- come implementare la frequenza di rimbalzo regolata in Google Analytics;
- dopo quanto tempo settare il Timeout, con un approccio data driven;
- come implementare la frequenza di rimbalzo aggiustata con WordPress e Google Tag Manager;
- oltre l’Adjusted Bounce Rate: un approccio che utilizza anche PageScroll per tracciare in modo ancora più preciso il coinvolgimento dei contenuti di un blog.
Definizione di Bounce Rate (frequenza di rimbalzo Google Analytics)
Iniziamo con la definizione di Google di frequenza di rimbalzo:
la percentuale di tutte le sessioni sul tuo sito nelle quali gli utenti hanno visualizzato solo una pagina e hanno attivato una sola richiesta al server Analytics.
https://support.google.com/analytics/answer/1009409?hl=it
Questo apre un problema. La frequenza di rimbalzo viene registrata quando:
- il visitatore del tuo sito Web lo lascia senza visitare un’altra pagina;
- il visitatore del tuo sito Web lo lascia senza eseguire un’azione tracciata (ovvero un evento o una conversione) nella pagina.
Quindi, se i tuoi visitatori non effettuano la conversione o l’evento desiderato (compila il modulo, fai clic su un invito all’azione …) né fanno clic su un link a un’altra pagina, abbiamo un rimbalzo.
Il problema con la frequenza di rimbalzo
Un’alta frequenza di rimbalzo potrebbe suggerire che il visitatore non ha trovato quello che sta cercando, ma…siamo sicuri?
Se un utente visita una pagina e poi lascia il sito senza visitare un’altra pagina, viene considerato un rimbalzo: ma lo stesso utente potrebbe avere un’esperienza soddisfacente sul sito Web, trovando tutte le informazioni di cui aveva bisogno (ad esempio in un post sul blog ) e poi lasciando il sito web.
La frequenza di rimbalzo non è automaticamente una brutta cosa: se il tuo visitatore trova nel tuo contenuto la risposta a tutte le sue domande, potrebbe non aver bisogno di cliccare su un’altra pagina.
Anche se la conversione del post del blog è l’iscrizione alla newsletter, è possibile tenere traccia di un migliore coinvolgimento del contenuto con la frequenza di rimbalzo modificata, come una micro conversione.
4 buoni motivi per passare alla frequenza di rimbalzo modificata
La frequenza di rimbalzo modificata (ABR, acronimo di Adjusted Bounce Rate) definisce un limite di tempo dopo cui è possibile considerare un visitatore coinvolto e non conteggiarlo più come rimbalzo (Bounce Rate e tempo di permanenza).
La frequenza di rimbalzo aggiustata non è un concetto completamente nuovo: Google stesso, molti anni fa, ha pubblicato informazioni sull’Adjusted Bounce Rate Tracking in Google Analytics.
Vediamo quindi alcuni buoni motivi per passare alla Frequenza di Rimbalzo modificata:
- Google Analytics riporta il tempo trascorso su una pagina web solo quando un visitatore naviga verso un’altra pagina web sul sito: non saprai mai quanto tempo è trascorso su una pagina specifica e se la frequenza di rimbalzo predefinita mostrata è buona o cattiva;
- in alcuni casi, la frequenza di rimbalzo “classica” potrebbe essere una metrica fuorviante, ad esempio per i blog senza una conversione “standard” né eventi tracciati, ma semplicemente finalizzati ad educare, creare fiducia e credibilità;
- l’Adjusted Bounce Rate potrebbe fornire una rappresentazione più accurata di come gli utenti rispondono ai tuoi contenuti e valutare la reale qualità del tuo traffico oltre che la corrispondenza con la query: coerentemente si sono notate delle metriche di coinvolgimento scadenti nelle pagine interessate da Panda;
- la frequenza di rimbalzo modificata può contribuire a ridurre drasticamente la frequenza di rimbalzo: a questo proposito ti consiglio di leggere questi 2 casi studio:
- Measure Reader Engagement : How to Adjust Bounce Rate For Blogs
- Adjusted Bounce Rate in Google Analytics – One Step Closer to Actual Bounce Rate
Implementare la frequenza di rimbalzo regolata in Analytics
La frequenza di rimbalzo modificata utilizza la funzione setTimeout di JavaScript per attivare un evento in Google Analytics dopo un determinato periodo di tempo.
Quando una visualizzazione di pagina supera un intervallo di tempo predefinito, l’evento viene attivato in Google Analytics e quindi l’utente non è più considerato un rimbalzo, anche se non visita un’altra pagina.
Per implementare l’Adjusted Bounce Rate devi modificare il codice di Google Analytics con una riga aggiuntiva (la riga che inizia con “setTimeout” e contrassegnata con un commento “riga aggiuntiva” nel codice).
Quanto tempo dovrei impostare nel mio timeout?
Come puoi vedere nella riga aggiunta al codice di Analytics, il tempo è stato impostato a 30 secondi (in millisecondi), un intervallo di tempo che puoi cambiare in relazione a quello che consideri il momento giusto per l’utente per venire coinvolto.
Questo è solo un esempio: per impostare il timeout è necessario conoscere il tempo medio che i visitatori trascorrono nel tuo sito Web per effettuare una conversione.
Dopo quanti secondi il tuo visitatore può decidere se è nel posto giusto o no (e quindi lasciare il sito web, rimbalzando)?
Potresti utilizzare un approccio basato sui dati che controlla il rapporto di coinvolgimento in Google Analytics.
Vai a Pubblico > Comportamento > Coinvolgimento, quindi aggiungi il segmento “Sessioni con conversioni” per ottenere un rapporto simile al seguente:
Nel caso qui sopra, possiamo vedere che la maggior parte delle conversioni avviene quando i visitatori trascorrono più di 30 secondi sulla pagina, motivo per cui ho scelto di impostare 30.000 millisecondi come timeout.
Può essere una buona idea creare una vista aggiuntiva che rispecchia la tua vista principale ma che ha un filtro di esclusione per rimuovere l’evento che regola la frequenza di rimbalzo.
Ciò significa che hai accesso ai rapporti che mostrano sia l’ABR sia la frequenza di rimbalzo “classica”.
Adjusted Bounce Rate con WordPress
Con WordPress, puoi utilizzare 3 plug-in per implementare la frequenza di rimbalzo modificata:
Frequenza di rimbalzo modificata con Google Tag Manager
La frequenza di rimbalzo modificata è facilmente implementabile in GTM.
Ti lascio un video che spiega come:
Oltre la frequenza di rimbalzo modificata: Timeout + Page Scroll
Abbiamo visto che regolare la frequenza di rimbalzo impostando un intervallo di tempo potrebbe essere un modo migliore per valutare il traffico di qualità e considerare un visitatore coinvolto ().
Ma…che altro succede quando un visitatore è coinvolto in un contenuto?
Scorre la pagina per leggerla: quindi un modo avanzato per regolare la frequenza di rimbalzo, come suggerito da Simo Avaha, potrebbe essere impostare un evento di scorrimento (in modo da far scorrere effettivamente la pagina verso il basso) e lanciare l’evento no-bounce dopo, oppure, un modo ancora migliore, impostare un evento di scorrimento e la durata della visita sulla pagina di oltre 30 secondi:
Conclusioni
L’Adjusted Bounce Rate (ABR) ovvero la frequenza di rimbalzo modificata (o “aggiustata” o “regolata” come viene anche chiamata) consente ad Analytics di non tracciare come rimbalzi quelle visite che, anche senza altre forme di interazione tracciata, consistono in una permanenza sulla pagina di un tempo (ad esempio 30 secondi) che ci dica che il visitatore ha avuto un coinvolgimento attivo con i suoi contenuti, anche se non ha cambiato pagina o compilato un form.
Tu hai implementato l’ABR Bounce Rate nel tuo sito? Parliamone nei commenti.